TRADIMENTI, TRADITI E TRADITORI
(di Aius Loquens – Roma 8 novembre 2011)
Molti, è risaputo, son “venduti agli ori”
pleonastico è tacciarli di Giuda “traditori”
l’occasione, come si sa, rende l’uomo ladro
è, proprio in certi ambienti, a tinte forti è il quadro
perché tenace Silvio, di morale adamantina,
ti adombri per le abiure che ricevi ogni mattina?
La fedeltà, per te, conta più d’ogni valore
e non spendo le parole per il coniugale amore,
penso al senso profondo che hai dell’amicizia,
qualcosa che rasenta una vera impudicizia,
tacete, però, maligni, se credete cose non vere
a porno-ballerine elette a Consigliere
giammai il cuore mio si nutrì di tal menzogne,
ascoltando il suono sinistro delle puritan zampogne;
i meriti, sa cogliere, di fanciulle intraprendenti,
a quelli dei fanciulli pensa Bossi coi parenti.
Ma torniamo, nuovamente, al sentimento che è più puro,
che ricorda Eurialo e Niso, nel momento che è più duro
amici, furon sempre, di giochi ed avventura
fino al sacrificio estremo quando giunse la sventura.
Evidente è il riproporsi delle epiche vicende,
nella storia di amicizia che vide, Roma, alzar le tende:
cavalieri berberi solcanti piazza di Siena
rammentano baciamani ricurvi con la schiena
segno di devozione ed eterna sudditanza,
amore sincero e subalterna fratellanza,
a siggillar gli impegni, sarà oggi come ieri,
il volo, fantasma, dei moderni bombardieri.