Faccio ammenda, è un bel po’ che non pubblico una recensione, quindi per farmi perdonare, vi parlerò di un libro che ho scovato un po’ per caso, che ho voluto fortemente leggere e che ovviamente mi è piaciuto molto, altrimenti non starei qui a scrivere de Il gioco di Ayyan di Manu Joseph.

Premessa fondamentale: il libro è edito dalla Dedalo nella collana Scienza e Letteratura, ma non spaventatevi! E’ scorrevolissimo, ironico, sottile e la scienza, piacevolmente presente, è più che altro un pretesto per raccontare la storia di Ayyan, impiegato nel prestigioso istituto per la Teoria e la Ricerca, dove scienziati bramini dall’”intelligenza superiore” si affannano alla ricerca di una verità astratta e ridicola, mentre lui  rivendica la sua intelligenza, il diritto a una vita migliore, a un lavoro e una casa migliori per sé stesso, per la sua famiglia e per tutti quelli che come lui appartengono alla casta inferiore dei dalit. Anche se lui, inferiore, non si sente a nessuno, anzi…  Ayyan è molto furbo e intraprendente, i suoi pensieri del giorno che modifica di nascosto per far dire ad illustri personaggi e scienziati osservazioni contro i bramini, sono esilaranti: “Se è vero che le anime si reincarnano, come dicono i bramini, come si spiega l’aumento della popolazione? La reincarnazione è il concetto più stupido di tutti i tempi. Isaac Newton”.

I suoi stratagemmi per essere sempre informato su tutto quello che accade all’Istituto sono così semplici ed efficaci che nessuno dei grandi scienziati sospetta di nulla, impegnati come sono nello loro lotte interne tra chi sostiene il progetto Pallone e chi appoggia l’Orecchio Gigante.

Chi la spunterà? Forse proprio Ayyan… leggetelo per scoprirlo, ma anche perché è un fantastico spaccato della natura umana.