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Amo gli esseri eccezionali; io sono uno di loro” (Honoré de Balzac)

 

Il saluto al nuovo anno è rapidamente scivolato in un saluto alla primavera … non ho idea di come abbiano potuto passare così in fretta gennaio e febbraio, trascinando via con sé i miei buoni propositi di recensione.

Lasciato alle spalle lo spirito natalizio dickensiano, vorrei finalmente dedicare un po’ dello spazio di questa rubrica alla letteratura francese, che ci ha fornito, nell’ultimo paio di secoli, una serie di ottimi, solidi, avvincenti Romanzi con la R maiuscola.

Con questa espressione voglio intendere che, a mio modo di vedere, quelli francesi sono romanzi dove, dal principio alla fine, succede qualcosa, dove si susseguono eventi e dialoghi, che i vari autori dirigono con ironia e distacco, raramente perdendosi in chiacchiere e autocompiacimenti… impossibile! qualcuno dirà, trattandosi di francesi; ma credetemi, Tolstoj e i romanzieri inglesi, in confronto, sono senza freni.

Tutti i personaggi, maschili e femminili, sono, di solito, descritti in maniera eccellente; e se, naturalmente, spiccano per qualche peculiarità che permette di destare l’interesse del lettore, non sono neppure le bizzose macchiette di alcuni autori, o gli sciatti stereotipi di altri.

E’ innegabile che in questi romanzi parecchi elementi si ripetano, trattandosi, per la maggior parte, di storie ambientate a Parigi nel corso del 1800; e quindi avremo giovani scapestrati, prostitute furbe o dal cuore d’oro, cantanti di cabaret, spettacoli a teatro, lotte e rivoluzioni (capirci qualcosa della vita politica francese negli anni post napoleonici è davvero una sfida per pochi. Io, di solito, alla terza barricata per le strade di Parigi, ci rinuncio).

 

Un affresco letterario onnicomprensivo della società francese nell’epoca, che definirei una vera e propria summa alla maniera dei teologi medioevali (solo meno noioso), è dato dalla celebre “Comédie humaine” di Honoré de Balzac,

La Comédie è composta da un gran numero di romanzi, suddivisi in quattro categorie principali: “Scene di vita privata”, “Scene di vita provinciale”, “Scene di vita parigina” e  “Scene di vita di campagna” (più altri sparpagliati).

Per esempio, “Eugénie Grandet”, che è stata tradotta dal francese anche dalla nostra grande Grazia Deledda, è ambientata in provincia; mentre il povero “Père Goriot” vive le sue umiliazioni nella sfrenata Parigi, dove pure vedono la luce i meschini intrighi della cugina Bette.

All’interno di questa vasta raccolta, vorrei segnalare il romanzo “Illusions perdues” perché ricalca uno dei massimi cavalli di battaglia della letteratura francese, vale a dire il romanzo di formazione; altrimenti detto: giovane di belle speranze si innamora di donna sposata, la segue a Parigi e combina disastri sperperando montagne di denaro.

Nel caso di specie, il personaggio maschile principale si sdoppia: da una parte, troviamo Lucien, che ripete perfettamente lo schemino appena descritto: desideroso di realizzare le sue ambizioni di letterato, abbandona il suo villaggio di provincia, si getta nei tempestosi flutti parigini, dove viene fagocitato dal corrotto mondo del giornalismo politico e scandalistico e perderà le sue illusioni; dall’altra David, buono e laborioso, che resta nel villaggio, sposa la sorella di Lucien e insieme a lei cercherà in ogni modo di soccorrere Lucien nelle sue sventure.

Questa appena descritta costituisce la grande antinomia nel cuore del romanzo, che comunque è molto vasto e apre la scena e dona la voce ad una miriade di personaggi minori, com’è prassi nelle opere di Balzac.

Lo scrittore francese ha creato, infatti, in tutto quasi 2.500 personaggi, che ritornano ciclicamente, come comparse oppure in ruoli di rilievo, in più romanzi, finendo con il costituire un fitto sottobosco comune alle vicende descritte nella Comédie e trasmettendo un senso di realismo e continuità.

Raramente si tratta di una realtà positiva, però, perché la commedia della vita balzachiana è spietata, a tratti crudeli, e quasi mai gli ingenui e i puri di cuore conoscono il lieto fine.

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