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Oggi ci viene naturale (in estate e non solo) uscire per prenderci un gelato, in una delle tantissime gelaterie artigianali che troviamo ovunque; questi negozi sono generalmente arredati in chiaro, per mettere in risalto i coloratissimi gusti offerti. Ma il gelato ha una storia antica ed affascinante, che parla di inventiva e dure fatiche.

Le prime menzioni si possono trovare nella Bibbia, dove si legge che Isacco offrì ad Abramo latte di capra mescolato alla neve.

Nell'antico Egitto i Faraoni gradivano sorseggiare una bevanda composta da ghiaccio tritato e frutta cotta. Cleopatra offrì sia a Cesare che ad Antonio frutta mescolata al ghiaccio ed entrambi accettarono con entusiasmo (il suo ascendente, soprattuto sugli uomini, era leggendario). Alessandro Magno, durante le sue campagne in India, chiedeva continui rifornimenti di neve, da consumare mescolata con miele e frutta. Anche i Romani amavano le "potiones nivatae", inventate da Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, e Nerone era solito offrire ai suoi ospiti una bevanda a base di frutta tritata, miele e neve. Reperire la neve era compito degli schiavi, che andavano sui monti d'inverno e la portavano nelle neviere.
Ma la svolta decisiva ebbe luogo in Sicilia, ai tempi della dominazione araba (827 d.C. - 1091 d.C.). Fu allora che si cominciò a sorseggiare una bevanda a base di frutta e zucchero di canna, conservata in contenitori circondati da neve o ghiaccio tritato; mescolando la neve dell'Etna con sciroppi e succhi di frutta, sono nati la granita ed il sorbetto*, gli antenati del gelato. Durante il Medioevo questa ghiottoneria cadde in disuso, perché considerato un simbolo di peccato; ma la rivincita arriva in Italia, a Firenze, dal 1400** in poi, quando con la frutta, le erbe e le spezie provenienti dall'Oriente e dai nuovi Continenti - mischiate al ghiaccio tritato - si otteneva una specie di cremolata, che allietava i pomeriggi dei Medici di Firenze e della loro opulenta corte rinascimentale.

In  Sicilia la granita si era ormai affermata e la popolazione locale combatteva la lunga e calda estate siciliana consumandone in grande quantità. La neve e il ghiaccio dell'Etna, ma anche dei Nebrodi e dei Peloritani, erano raccolti e conservati dai "Nivaroli", che lavoravano sui monti siciliani; la neve veniva ammassata in grossi fossi scavati nel terreno, preferibilmente in luoghi ombrosi e freschi, e ricoperta di cenere vulcanica; d’estate veniva ripresa, ricoperta di felci e paglia e trasportata a valle con carretti o in sacchi di juta. Tuttora, in estate, la granita si consuma anche a colazione, accompagnandola con una brioche.
Nel XVII secolo il siciliano Francesco Procopio de 'Coltelli (originariamente era un pescatore) inventò il gelato come noi lo conosciamo, esportandolo prima a Parigi, poi in Europa e in America. Aveva ereditato da suo nonno una curiosa macchina per la produzione di sorbetti, che – visti i gustosissimi risultati ottenuti - trasportò a Parigi, dove nel 1660 aprì quello che sarebbe diventato uno dei locali più famosi della città: il Café Procope. Probabilmente a Parigi Procopio ha avuto l'intuizione di aggiungere il latte, abbinandolo ai sapori unici della Sicilia, come pistacchi, mandorle, limoni, arance, ma anche al cioccolato ed al caffè, provenienti dalle Indie Occidentali. Nello stesso secolo il gelato attraversa l’Oceano ed arriva in Nord America.

Nella Capitale, invece, dall'inizio del XX secolo impera la grattachecca, bibita rinfrescante a base di ghiaccio, da non confondere con la granita; il nome deriva dal verbo “grattare” e dal sostantivo “checca”, termine che in dialetto romano indicava il blocco di ghiaccio utilizzato per mantenere al fresco cibi e bevande (la grattachecca fu inventata quando ancora non esistevano i frigoriferi). Al ghiaccio "grattato" e posto in un bicchiere vanno aggiunti sciroppi, spremute di frutta e  pezzi di frutta fresca.

In epoca più recente la storia si velocizza: in pochi anni vengono inventati i primi macchinari di produzione a motore, il cono gelato ed il ghiacciolo; attualmente si studiano e si sperimentano i gusti più strani, come il gelato al baobab, alla mortadella, alle seppie e calamari o pere e gorgonzola, solo per citarne alcuni (va detto che i gusti più fantasiosi hanno successo soprattutto nel mercato orientale).

*sorbetto è etimo di origine araba, sciarbath, e significa bibita fresca; era una bevanda composta di ghiaccio ed essenze profumate, ricavate dagli agrumi, dai frutti, dalle droghe e persino dai fiori

**c'è chi ritiene che il sorbetto sia originario dalla Cina e che sia stato importato in Italia da Marco Polo

Fonti

www.lacucinaitaliana.it

www.expo2015.org

nelloblancato.blogspot.com

www.alimentariaitalia.com

www.nivarata.it

 

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