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Santa Maria in Cosmedin a Roma

a cura del Prof. Arch. Girolamo Spezia

 

La Chiesa medioevale romana di Santa Maria in Cosmedin – restaurata alla fine del 1800 dal Giovenale (cosmedin = ornamento) - è detta anche Santa Maria in Schola greca; vi viene officiato un rito cattolico greco- melchita.

Altre chiese di rito bizantino a Roma sono San Salvatore alle Coppelle, Sant’Atanasio a via del Babuino, Sant’Antonio Abate all’Esquilino, San  Nicola da Tolentino.

La chiesa prospetta sulla piazza della Bocca della verità, dove è sempre presente una fila di turisti che vogliono inserire la propria mano nella bocca della statua e che forse ignorano la meraviglia attigua; il luogo era anticamente conosciuto come Foro Boario, situato nella conca del velabrium, un impluvio alla base dei tre colli, Palatino, Capitolino e Aventino, dove troviamo anche l’arco di Giano e la chiesa di Santa Giorgio.

Il primo impianto della chiesa risale a una “chiesuola” del VI sec. con colonne in marmo e sienite di spoglio (materiale di recupero); deve la sua prima costruzione a papa Adriano I (772 – 775), che aggiunse alla precedente “chiesuola” tre absidi, due navatelle, portico, prostofori (sacrestie) e gineceo.

La chiesa attuale, dopo i restauri del Giovenale, si presenta nella forma che ebbe al tempo di Gelasio e Callisto II. Si ritiene che le strutture e le linee esterne (eccetto il campanile) si possano ricondurre all’edificio di Adriano I (VII sec.). Il campanile in perfetto stile romanico, con bifore e trifore, cornici a dentelli e mensolette, è alto m. 34,20.

 

 Facciata della chiesa nel XIII sec. *

 

Il camerlengo Alfano arricchì la chiesa con ambone, corale, cattedra episcopale e pavimento di opus sectile e altri lavori dei marmorari pre-cosmateschi (un pavimento di pietre colorate, in tre riquadri, a trecce e disegni geometrici): riconducendola alle forme che oggi possiamo osservare. Sotto la cathedra episcopale è allocata una cripta.

Notevole è la Cripta di Adriano, ricavata da Adriano I entro il nucleo basamentale di opera quadrata del podium del tempio di Cerere.  La cripta ha la forma di una piccola basilica a tre navate, con absidiola e atrio. Le navatelle sono formate da colonne romane di spoglio in sienite e marmo, incassate nel pavimento; hanno capitelli d’arte ravennate e mancano della base (stilobate). Il soffitto è costituito da lastroni di marmo con sopra un ordine di tufi a ricordare l’opera quadrata demolita; infine, sopra i tufi è steso il pavimento del presbiterio e della grande sala.

Ai lati sono disposti nicchie e sedili e dopo i muretti di interruzione delle navatelle, il “transeptum” con una piccola abside e l’altare. Dietro l’altare una capace canna di ventilazione, ricavata in un vano preesistente, eseguito da ricercatori di marmi e di antichità nel 1521.

 

La “Chiesuola” sec. VI          Pianta della chiesa nel VIII sec.

La Basilica nel XII sec.            La Basilica nei sec. XV – XVII - XX

 

L’interno della chiesa mostra la completa emancipazione degli schemi prospettici antecedenti e l’affermazione del gusto lombardo, rappresentando un gioiello unico del genio silenzioso di quei secoli, in cui, entro una un’impostazione costruttiva tradizionale, senza giustificazioni tecniche, un architetto ha il coraggio di spezzare i ritmi.

Per l’abside elegantemente slanciata, per lo spessore di muri, per le sue generali proporzioni, potrebbe essere catalogato nella tradizione paleocristiana, se non ci fossero quei pilastri che interrompono la continuità dei colonnati, che creano una cesura dei ritmi, che scandiscono lo spazio in campate rettangolari; è chiaro che l’artefice di Santa Maria in Cosmedin non vuol più rapire l’osservatore in uno spazio velocizzato lungo la navata, ma - al contrario - vuol ritardare il tempo prospettico, ostacolando le direttrici e invitando a soste e riposi lungo il percorso della chiesa.

 * Gli esterni delle chiese di Roma fino al XII sec. si caratterizzano per le superfici chiare e nitide, appena incise da lesene, archeggiature e classicheggianti cornici dentate. Alle facciate si appoggiano semplici strutture di atri e porticati, tali da creare una zona di accesso alla chiesa aperta ma protetta, mentre accanto si elevano le torri campanarie quale elaborazione romana di forme lombarde, alleggerite da un numero sempre maggiore di aperture e decorate da eleganti cornici marcapiano, bifore e trifore.

 

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