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a cura del Prof. Arch. Girolamo Spezia

 

L’attuale conformazione urbana del VII Municipio di Roma è di epoca recente; nell’antichità, il territorio a sud e sud-est della Città appariva come un paesaggio “quasi urbano”, abbastanza colonizzato rispetto ad altre aree dell’Agro Romano.

Consultando la tavoletta IGM 1:25.00 della fine del 1800, vediamo che i confini dell'attuale Municipio comprendevano la porzione di territorio fra Porta Maggiore e Porta Metronia, che dalle Mura si incuneava verso la campagna, parallelamente all’antica viabilità (Via Appia e Via Tuscolana, tuttora esistenti), fino agli insediamenti dei Castelli Romani. La prima parte, quella più a ridosso delle Mura, era costituita essenzialmente da colture intensive a orto e vigne, la seconda comprendeva fattorie agricole più vaste, facenti capo a un edificio con torre; si trattava di proprietà fondiarie, genericamente qualificate con il termine “vigna”, che veniva utilizzato non solo per distinguere il vigneto, ma anche l’orto e l’appezzamento di proprietà privata (questo indipendentemente dal tipo di coltivazione e dall’uso delle produzioni, sia che fossero destinate alla vendita o al consumo diretto). La vigna era anche il giardino nel quale, spesso, alle aree coltivate con piante ad uso alimentare si succedevano ampi spazi curati, a scopo ornamentale. Nel giro di pochi decenni, con tale termine si giunse a definire anche una villa che sorgeva lontano dal centro urbano, circondata da campi e giardini. Il termine "vigna" continuò ad essere adottato fino al 1800 e nelle mappe catastali indicava le proprietà costituite dall’abitazione signorile e dai giardini e dal terreno agricolo che giungevano fino all’edificio principale.

Invece il termine "villa" era limitato ai complessi più significativi, come villa Borghese e villa Torlonia.

Fra le ville, nel 1800 la porzione di territorio di cui stiamo parlando, anzi scrivendo, ospitava, localizzate fuori porta San Giovanni, la villa De Carolis, villa Lais, villa Antonelli, villa Costantini, villa Gioia, villa della Mercede, villa Girelli, villa Colonna, villa Galassini, villa Belli; prima del Ponte Lungo c’erano villa Corvisieri e villa Fiorelli. Nella zona di via Appia Nuova c’era (e c’è) la villa Lazzaroni, che comprendeva un edificio edificato a meta del XIX secolo, in stile neoclassico con portichetto e pianta a “L”.

Lungo la via Latina, prima dell’attraversamento della ferrovia, negli anni tra fine 1800 e primi del 1900, si susseguivano vigna Mazzanti, vigna Alessi, vigna Manenti, vigna Pieri, vigna Cartoni, vigna Serpa e,  scavalcata la ferrovia, c’era vigna Acquari.

Fino agli anni ’20 del secolo scorso il paesaggio aveva conservato ancora il suo aspetto agricolo, punteggiato dalle citate ville e vigne e da osterie campestri, dove si celebravano le ottobrate romane.

Il punto più lontano dalla cinta muraria dove si pensava sarebbe giunta un giorno la Città, era considerato il Ponte Lungo, da dove partivano i carri allegorici per la festa di San Giovanni, che celebrava la mietitura in continuità con le antiche feste romane in onore della dea Cerere.

 

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