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Nell’estremo sud dello Stivale, nella Calabria jonica, tra montagne aspre e mare incantato, vivono circa 20.000 persone che sembra siano, geneticamente, gli eredi diretti dei Greci che colonizzarono il Sud d’Italia. Le tracce della gloriosa Magna Grecia resistono nella lingua grecanica, un mix di greco antico e dialetto calabrese (in quella zona molto simile al Siciliano), parlata ancora da poche centinaia di abitanti, soprattutto anziani.

Nonostante il Greco fosse ancora parlato (anche se poco diffusamente) in provincia di Reggio Calabria fino all’inizio del 1900*, la latinizzazione, iniziata già molti secoli prima, aveva portato ad un progressivo abbandono della Lingua. Il Fascismo, poi, non colse la ricchezza e le peculiarità di tutte le minoranze etnico-linguistiche presenti in Italia ed osteggiò l’uso dei dialetti, visti come segno di arretratezza culturale; così molti ellenofoni preferirono non insegnare ai propri figli la lingua degli avi.

Anche la piaga dell’immigrazione contribuì a disperdere tale patrimonio culturale.

I borghi dell’area grecanica, molti dei quali abbandonati, sono Bova, Pentedattilo, Roghudi, Bagaladi, Palizzi. Sono borghi dal fascino incredibile, sospesi tra cielo, montagna e mare, dove il tempo si è fermato; le casette sono di pietra, adornate da fichi d’india, avvolte dall’odore forte, ma gradevole, del bergamotto. Si può gustare una lestopitta, impasto di farina ed acqua, poi fritto, sorseggiando una bevanda a base di succo di bergamotto, dissetante e meno aspro di una limonata; ricordiamo che la pita è un pane tondo e piatto, tipico della Grecia e di altri paesi mediorientali. 

Qualcosa si sta facendo per la tutela del Grecanico, anche a livello amministrativo, però il basso numero dei locutori rende tutto più difficile; ricordiamo che la Calabria, troppo spesso e superficialmente raccontata dai media come una Regione “che sì, vabbè, però, ma ….”, ha – al suo interno – altre due minoranze linguistiche, quella albanese e quella occitana (questo solo per parlare delle caratteristiche culturali, senza accennare alla bellezza del mare, tra i più spettacolari del Mediterraneo).  

L’altra zona ellenofona d’Italia si trova nel Salento (anche qui un mare splendido bagna queste terre); qui i locutori del Griko sono più numerosi e si sono adoperati da tempo per mantenere vive le tradizioni della loro lingua.

Ma in Puglia non sono passati solo i Greci; nel Medioevo, Federico II volle far stabilire a Lucera una colonia musulmana proveniente dalla Sicilia, l'ultima rimasta e formata da gente che lì abitava da secoli. Nel 1300, per volontà di re Carlo II di Napoli e con la benedizione di papa Bonifacio VIII, questa colonia  saracena fu spietatamente massacrata. 

Per rimanere in Sicilia (anche il suo mare non teme confronti) ed alla lingua Greca, va detto che a Messina vivono alcune persone (ormai pochissime), che parlano ancora un dialetto greco; in tutta l'Isola, comunque, fino al 1200 si parlava anche l'Arabo, che ha lasciato traccia in molti toponimi.

Per non tralasciare altri mari splendidi ed altre minoranze linguistiche "famose", scriveremo prossimamente del bilinguismo di Alghero, città catalana della bella Sardegna.

 

* il Greco era regolarmente e diffusamente parlato in Sud Italia fino al 1300 d.C.; dopo andò disperdendosi

 

FONTI

www.repubblica.it

www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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