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a cura del Prof. Arch. Girolamo Spezia

 

Per meglio comprendere gli accadimenti urbani che caratterizzarono - tra il 1900 e il 1945 – lo sviluppo del Territorio di Roma, occorre comprendere che l’attuale (tutto sommato bonaria e quasi ludica) contrapposizione tra Roma Nord e Roma Sud non è certo una novità; infatti l’urbanizzazione dei quartieri Appio Latino e Tuscolano è contemporanea a quella dei quartieri Pinciano, Salario, Parioli e Flaminio e ne costituisce quasi un contrappeso sul piano sociale (per chi non è Romano ricordiamo che in quest’ultimi quartieri abita la cd. Roma bene).

Agli inizi del secolo scorso, la ricostruzione delle strutture e degli insediamenti del Territorio dell’attuale VII Municipio mostra un’area densamente edificata e popolata, che ancora presentava i caratteri, non solo del Suburbio, ma spesso anche dell’Agro Romano; poi, tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso, l’espansione urbana fuori dalle Mura Aureliane - tra la via Casilina e l’Appia Antica - costitui' una delle linee direzionali più rilevanti dello sviluppo territoriale della “città costruita” e dei nuovi insediamenti.

Le tracce lasciate dalla antica struttura viaria principale (via Appia Antica e Nuova, via Latina e via Tuscolana) e da quella di collegamento (via delle Cave, via dei Cessati Spiriti, via della Marrana e via del Mandrione) hanno definito il primo inquadramento e la prima struttura di “appoggio”, su cui si svilupparono le tappe della moderna urbanizzazione del “quadrante sud- est” del territorio urbano della Capitale (essenzialmente coincidente con il VII Municipio).

Va ricordato che l’intensità ed il grado di edificazione della zona sono tra i più alti dell’intera città. Infatti dall’Appio Latino e dal Tuscolano vennero le maggiori richieste di case da parte dei ceti medi e impiegatizi, e la situazione si fece particolarmente difficile tra la metà degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta. Perciò nel volgere di pochi anni ai villini, alle palazzine e alle prime costruzioni di edilizia pubblica (davvero molto suggestivi) fecero seguito i nuovi edifici, fortemente intensivi, di edilizia convenzionata, abitati da migliaia di persone.

Nei nuovi complessi edilizi abitavano ceti medi, mutilati e invali di guerra e della “rivoluzione fascista”, famiglie numerose (sollecite alla propaganda di regime), dipendenti e pensionati del Governatorato, "sfollati di sicura moralità". A chi semplicemente desiderava formarsi una famiglia, non restava che allontanarsi ancor di più verso le zone più marginali della città, cosa che spesso  accade tuttora.

 

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