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Qui l'emergenza climatica, pur presente a livello planetario, c'entra poco: pur se l’Italia ha il suo Lago d’Aral (e tutte le criticità che derivano dalla sparizione di un lago), la causa del prosciugamento è stata la volontà umana, non le mutazioni ambientali. Però, mentre il bacino asiatico (r)esiste ancora (per motivi economico- industriali* è stato ridotto ad una decima parte dell'enorme superficie originaria), il Fucino è ormai prosciugato da 150 anni.

Si ipotizza che la superficie del lago, situato in quello che oggi è l'Abruzzo e posto a circa 600 metri di quota, raggiungesse i 155 Kmq, con una profondità massima di 22 metri. Si dice che fosse il terzo lago in Italia per estensione, dopo il Lago di Garda e il Maggiore, ma questa affermazione, storicamente, è inesatta: il Fucino era il più grande lago del Regno delle Due Sicilie, anche se negli ultimi anni del suo lungo processo di svuotamento apparteneva già al neonato Regno di Italia.

Era alimentato da 9 torrenti, spesso in piena, e non aveva emissari naturali, quindi era soggetto a frequenti esondazioni che causavano danni ingenti a persone e cose; inoltre, periodicamente si formavano paludi ed acquitrini, che portavano elevatissimi rischi di malattie, soprattutto la malaria. Perciò già dai tempi di Giulio Cesare si pensò di prosciugarlo e bonificarlo; l’imperatore Claudio riuscì a completare l’opera, iniziando dei lavori particolarmente complessi: venne scavato un canale emissario sotterraneo, sotto il Monte Salviano, per convogliare le acque del lago nel fiume Liri. Furono necessari 11 anni di lavori, a cui si dedicarono 20.00 schiavi e 10.000 tra carpentieri e muratori**. Tale opera, col tempo ed in parte, fallì, in quanto la galleria non resse e l’emissario artificiale, lungo più di 5,5 kilometri, cominciò ad ostruirsi (anche se il livello del lago rimase invariato). Nel frattempo ed almeno fino al VI secolo d.C., alcune zone prima malsane vennero trasformate in gradevoli località di villeggiatura per i nobili romani, che ora potevano soggiornare in città sorte nelle piane asciutte e fertili.

Con i secoli, e precisamente nel Medioevo, l’emissario, prima solo parzialmente ostruito, si chiuse definitivamente e il Fucino, ormai di nuovo chiuso, tornò a tracimare. I grossi nomi di quelle epoche, come Federico II di Svevia, Alfonso d’Aragona, Federico IV di Borbone e Papa Sisto provarono a rimediare, ma con scarsi o nulli risultati.

Facciamo un salto in avanti nel tempo ed arriviamo a metà Ottocento dello scorso Millennio; nel 1852 un Regio Decreto Borbonico concesse i lavori di ripristino del canale claudiano a una Società anonima napoletana, nel tentativo di ottenere il prosciugamneto del Fucino; il compenso pattuito consisteva, in parte, nella proprietà dei terreni prosciugati. Nella società figurava anche il principe romano Alessandro Torlonia, banchiere.

I lavori iniziarono a febbraio 1854 ed il prosciugamento del lago Fucino fu dichiarato nell’ottobre del 1878. L’acqua, per defluire completamente, ci mise ben 25 anni e così videro la luce del Sole 16.507 ettari di terreno; di questi, 2.500 ettari vennero concessi agli abitanti del luogo, mentre la restante parte andò a Torlonia, nel frattempo divenuto l'unico proprietario della Società incaricata dei lavori. Nel 1886, però, iniziarono le lotte dei contadini contro i Principi per il possesso delle terre; si dovettero attendere gli anni Cinquanta del secolo scorso per vedere espropriate le terre ai Torlonia.

Nel frattempo, la Marsica, regione dove prima si trovava il lago, non ebbe che pochi benefici dalla bonifica, nonostante la vastissima area coltivabile resa disponibile. Al pari del suo più famoso collega asiatico, che ha visto desertificare l'ambiente corcostante, con il prosciugamento del Fucino ed con il conseguente microclima mutato (ora molto più freddo ed arido) sono sparite la pesca e le coltivazioni degli ulivi e di tutta la vegetazione costiera; inoltre, è stata sprecata una enorme riserva d’acqua dolce (oggi la siccità non è più un fenomeno raro).

Ma per un lago che è scomparso, un altro, un pò inaspettatamente, è ritornato: il lago di Lentini (SR), detto Biviere*** e prosciugato durante il periodo fascista a causa della malaria, è stato ricostituito; è un bacino artificiale ormai totalmente riempito, con l'Etna sullo sfondo, che ha ridato vita ad un ecosistema naturalistico, con presenza di uccelli migratori e di molte altre specie; anche la vegetazione lacustre ha ripreso slancio, con lo sviluppo rigoglioso di molte piante, tra le quali anche una carnivora.

* gran parte dell'acqua dei suoi due affluenti principali è stata deviata per irrigare i campi di cotone

 ** la fonte di tali informazioni è Svetonio

*** forse i Templari contribuirono alla sua formazione

FONTI

http://www.neveappennino.it

https://www.comune.avezzano.aq.it

http://www.terradabruzzo.com

https://it.wikipedia.org/wiki/Lago_di_Lentini

https://www.siracusaturismo.net

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