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WOMEN TALKING - IL DIRITTO DI SCEGLIERE

Un “ discorso “ che riguarda tutti noi

Regia di S.Polley

Tratto dal romanzo “ Donne che parlano “ di M.Toes (2018) e da fatti veramente avvenuti nella colonia di Manitoba in Bolivia nel 2011.

Recensione della Prof.ssa Carla Fraboni

Ambientato nel 2010, il film racconta la vita e la rinascita esistenziale di un gruppo di donne in una colonia mennoita isolata: schiavizzate, regolarmente stuprate sotto effetto di droghe da tutti gli uomini della comunità, costrette al totale analfabetismo, troveranno la loro strada verso la libertà.

Salomè è la prima a scoprire che gli atti di violenza subiti da tutte le donne non sono “frutto della sfrenata immaginazione femminile“ e reagisce con una falce contro il suo assalitore, facendo arrestare  ed allontanare momentaneamente tutti gli uomini .

Le donne hanno solo ventiquattro ore per decidere cosa fare: restare e sottomettersi, restare e combattere oppure andare via per sempre.

Il verbalizzatore del loro dibattito è August, un insegnante, la sola figura maschile positiva, simbolo dell’istruzione che aiuta la crescita individuale e di un maschile privo di accezioni negative.

Profondamente credenti, prive di educazione scolastica, spaventate, le donne scelgono comunque  la  fuga, malgrado siano costrette ad anestetizzare alcuni figli maschi reticenti  ed una di loro resti sola  nella comunità, convinta di ottenere la vita eterna solo  grazie alla totale sottomissione.

I titoli di coda ci informano che gli stupratori sono stati condannati a venticinque anni di carcere. Fine pena 2036.

Girato interamente a Toronto, il film è candidato agli Oscar 2023 per il miglior film e la migliore sceneggiatura non originale. L’argomento trattato è attuale, trascende il passato, presente e futuro, in quanto amaramente universale: le donne pensano e, di conseguenza, parlano.

Ambientato quasi interamente in un fienile, sembra un’opera teatrale, dove si riflette sulla fede, sull’importanza del confronto, il perdono, la consapevolezza, il potere, la forza dell’unione, l’autodeterminazione.

Il film parla di violenza senza mai mostrarla, solo evocandola attraverso le conseguenze fisiche e mentali di chi l’ha subita.

In un microcosmo fatto di qualche ettaro di terra e di una sola strada sterrata che porta verso la libertà – basta guardare oltre, lontano – lo sguardo si amplifica in un macrocosmo che ingloba tante storie  tristemente simili  di un infinito numero di persone, tutte degne di vivere la propria vita.

Queste donne decidono di affrontare l’ignoto con i propri figli per permettere che la loro storia sia diversa dalla loro.

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