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LABORATORIO DELLA VAGINA – UNO SPETTACOLO DA NON PERDERE

(in programma dal 18 al 28 dicembre 2018 presso il Teatro Off/Off in via Giulia, 20 Roma)

 Era tempo che non assistevo ad uno spettacolo teatrale tanto coinvolgente, intenso ed emozionante.

L'ho visto lo scorso 18 dicembre, insieme ad un’amica, al Teatro Off/Off di via Giulia, 20 (Roma) il “Laboratorio della Vagina” scritto, diretto ed interpretato da Patrizia Schiavo.

Si tratta di una pìece,  già proposta lo scorso anno al Teatrocittà di Roma (in via figliolini), della quale avevo sentito parlare un gran bene e che non ha tradito assolutamente le mie pur alte aspettative.

Non sono un critico teatrale e nemmeno un esperto, ma solo uno spettatore che ama profondamente il teatro dai tempi (ahimé remoti) del liceo. Questo breve articolo, pertanto, non ha la presunzione di poter costituire una critica teatrale, ma intende solo essere un consiglio ed un invito ad assistere ad una performance capace di generare profonde emozioni e di condurre a momenti di attenta riflessione individuale e collettiva.

Sul palco sono presenti sette donne (tutte attrici bravissime) che partecipano ad una seduta “terapeutica” condotta dalla “sessuologa” Patrizia Schiavo. Esse raccontano le esperienze collegate allo sviluppo ed al vissuto della propria sessualità. In un primo momento il linguaggio è imbarazzato e ricco di perifrasi (attinte nella tradizione popolare), poi, grazie anche alle sollecitazioni ed indiscutibili argomentazioni della terapeuta (“perché un arto del corpo lo chiamiamo con il suo nome mentre per la vagina ricorriamo ad altri assurdi appellativi?”), esso diventerà, in un crescendo esilarante, sempre più esplicito e liberatorio fino a condurre le protagoniste ad acquisire una sicurezza fondata sul proprio essere donna (perché quando si riconosce il valore in una donna si dice che ha le palle? Si chiede la terapeuta) e sulla nuova dignità acquisita, soprattutto, di fronte a se stesse. I tabù sono superati senza compiacimenti iconoclasti, senza retorica e senza mai scadere nella banalità.

La “ricerca” della vagina è indirizzata alla scoperta del proprio essere donna ed è condotta, non attraverso uno scontro con l’altro genere ma, con ironia, mediante un invito a collaborare alla formazione di una comune cultura che ponga l’essere umano, con i suoi sogni ed i suoi desideri nudi, al centro di un processo di crescita condiviso.

Nella prima parte dello spettacolo non ho rilevato attacchi al genere maschile, ma solo rimproveri ad esso per una sorta di pigrizia o di incapacità di dedicare l’attenzione necessaria ai bisogni dell’altro genere (da qui il richiamo alla necessità dei preliminari nel fare l’amore) ed alle madri e nonne che, fedeli alle “tradizioni”, hanno  cresciuto le ragazze nella convinzione che ci sia in loro qualcosa di “sbagliato”, da nascondere, o che i naturali impulsi siano un qualcosa di cui vergognarsi.

In quella che considero la seconda parte (anche se un atto unico), i toni cambiano, si fanno più cupi e l’atto d’accusa contro le tradizioni (donne, in alcune civiltà, costrette ad allontanarsi da casa, al freddo, nel periodo in cui hanno il ciclo perché impure) e contro la violenza maschile risuona inesorabile in quanto raccontato dai fatti.

Gli stupri etnici e di massa perpetrati in Bosnia negli anni Novanta sono un pugno allo stomaco che lascia attoniti. La presenza scenica delle protagoniste trascina, in pochi attimi, gli spettatori nell’incubo. In Europa, a poca distanza dall’Italia – si pensa – è successo questo. Nella testa risuona il titolo dell’opera di Primo Levi “Se questo è un uomo”. La commozione nella sala è palpabile. Lo spettacolo continua con un alternanza di toni e colori senza che sia mai possibile astenersi da riflessioni profonde cui, magistralmente, ci conducono le protagoniste.

Al termine della performance gli applausi sono unanimi, convinti e grati. Le attrici (Teresa Arena, Annamaria Bruni, Roberta Colussi, Marianna Ferrazzano, Silvia Grassi, Carmen Matteucci, Sarah Nicolucci), capitanate dall’autrice-regista-attrice Patrizia Schiavo, sono scese dal palco fra il pubblico ed hanno distribuito una toccante poesia che invita l’uomo al rispetto ed al riconoscimento del valore delle donne.

Uno spettacolo assolutamente da non perdere.

                                                                                            Gianfranco Serio 

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