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Roma e l'acqua formano un binomio inscindibile; fin dall'antichità l'Urbe ha legato il suo nome al Tevere e, ovunque si vada, si sente lo zampillio di  tante fontane e di tanti "nasoni", alimentati da numerosissime fonti. 

L'altro grande fiume è l'Aniene, affluente del Tevere, che vi confluisce all’altezza della zona di Prati Fiscali; ed era proprio dall'Aniene che l'acquedotto Marcio (il più lungo* degli undici antichi acquedotti) captava il prezioso liquido e lo convogliava verso le case e le terme dell'antica Roma, dopo un viaggio di circa 90 chilometri. 


Ma nella Capitale scorrono altri fiumi, per la maggior parte sotterranei. Se ne può individuare il percorso soprattutto nei parchi e nei giardini: quando si vedono dei canneti, si capisce che sotto scorre dell'acqua.

Uno, il più importante, è l’Almone, l'Almo fluvius, noto soprattutto agli abitanti del quadrante sud-est**; citato da Ovidio e da Virgilio e consacrato alla dea Cibele, prendeva il nome dal dio acquatico Almo, padre della ciarliera ninfa Lara. Il fiume nasce sui Colli Albani (sembra dalla fonte Ferentina, vicino Marino) e scorre verso Roma parallelamente alla via Appia Nuova; nel corso dei secoli, l’urbanizzazione ha portato a deviazioni ed interramenti del suo letto ed ora le sue acque organolettiche sono imbrigliate in uno dei collettore di depurazione della Capitale. Oggi possiamo vederlo scorrere (ridotto ad un fiumiciattolo, ma comunque con scorci suggestivi) a Via Vallericcia (Quarto Miglio), proseguire dentro il quartiere Appio Pignatelli, poi lungo il Parco della Fonte Egeria (un bucolico sentiero che lo costeggia si chiama Via d’acqua) ed infine lungo la Valle della Caffarella; subito dopo si interra e corre verso il depuratore di Roma sud. Invece, quando era libero di scorrere nel suo letto originario, proseguiva lungo l’attuale Garbatella (in Piazza Biffi rimane un ponticello) e scendeva per l’attuale Circonvallazione Ostiense, facendo girare gli ingranaggi di tanti mulini ad acqua; da qui le sue acque confluivano nel Tevere, pressappoco vicino al Gazometro, terminando un percorso molto più lungo degli attuali 22 chilometri. Ricordiamo anche che, fino al secondo Dopoguerra, le sue acque erano usate dalla Cartaria Latina (situata vicino a Porta San Sebastiano), oggi in disuso e monumento di archeologia industriale.

Il quarto fiume ancora non ha un nome; nel 2009 un corso d’acqua è stato riportato alla luce durante i lavori della linea C della metropolitana, nei pressi di Piazza San Giovanni, precisamente a circa otto metri sotto i giardini di Via Sannio. Tracce di gradini vicino all’alveo fanno pensare che una volta fosse navigabile; era anche pescoso, visti gli ami antichi che sono ritrovati nei pressi. Scorre verso il Tevere passando per San Giovanni, Porta Metronia e via Labicana, fino al Fosso di San Clemente. Nel livello più antico della Basilica di San Clemente, a circa m. 20 sotto il piano di calpestio stradale, si trovano alcune sorgenti di acqua purissima. 

Roma conferma il suo rapporto previlegiato con l'acqua anche per la presenza di laghi e laghetti. Il più grande e famoso è il lago Sandro Pertini, situato tra via di Portonaccio, via Prenestina e via di Casal Bertone (all’interno del Parco delle Energie), formatosi negli anni 90 quando le ruspe, al lavoro per realizzare un parcheggio sotterraneo, hanno intercettato per errore una falda acquifera***, proveniente dalla vicina fonte Bullicante. Lo scavo si è riempito di acqua e tutti i tentativi di interrarlo e di continuare i lavori sono falliti. Attualmente misura mq. 10.000 ed ha creato un ecosistema con circa 180 specie di piante e 50 di uccelli; un battagliero comitato cittadino si è posto da anni a sua difesa. A breve dovrebbe arrivare il provvedimento regionale che riconosce il lago come "monumento naturale".

Al Celio, invece, troviamo un vero labirinto di laghetti ipogei, formato da un sistema di grotte di varie dimensioni ed altezze (precedentemente erano cave romane antichissime, alcune del IV secolo a.C.), lungo oltre due chilometri. L’acqua ha una temperatura costante di 10°. Per archeologi e speleologi è un mistero: i Romani realizzavano le cave in periferia, invece queste si trovavano proprio nella parte più antica di Roma.

Un altro lago sotterraneo di 40 metri di diametro, con acque limpidissime, si trova al quartiere Monteverde, proprio sotto l’Ospedale San Camillo; leggenda vuole che sia collegato al Tevere, ma in realtà ancora non è stato scoperto alcun collegamento.

 
* il più lungo degli acquedotti romani misura km. 132 e non si trova a Roma, ma in Africa; è quello costruito sotto Adriano tra il 120 e il 131, per approvvigionare la città di Cartagine
 ** la zona rientra nel VII Municipio che, in coincidenza con la Giornata Mondiale dell’Acqua, ogni anno organizza la manifestazione Aquae Septimae, con serie di iniziative e momenti di cultura e d’arte, tutti legati al tema dell’acqua
***ai sensi della normativa vigente, la falda acquifera lo qualifica come un bacino naturale vincolato

Fonti

www.siviaggia.it

www.abitarearoma.it

www.romasotterranea.it

www.romatoday.it

 

 

 

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