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Sappiamo tutti che, all’inizio del secolo scorso, Roma ha avuto un sindaco inglese, Ernesto Nathan, nato a Londra da un’italiana e da un ebreo tedesco. Si è riparlato di questa figura, mazziniana, laica e moderna, anche a causa dell’attenzione mediatica che sta riguardando via Bernardo Celentano, nel quartiere Flaminio; questa corta strada, ribattezzata Piccola Londra, è un vialetto pedonale di atmosfera molto british e molto fotografato, con graziosissime villette, tutte di uguale dimensione. Le facciate, dipinte in colori pastello, hanno un giardinetto davanti alla porta d’ingresso, cancelletti in ferro, portoni di legno e scale in pietra. Non sono state edificate per affievolire la nostalgia del Sindaco per la sua città natale, ma erano la parte iniziale di un progetto edilizio ben studiato. Quando Nathan fu eletto, la nostra Capitale, italiana da nemmeno 40 anni, contava non più di 500.000 abitanti e si trovava nel pieno del suo primo boom edilizio; per arginare le speculazioni, e senza dimenticare l’estetica, il Sindaco volle un progetto, affidandolo all’architetto Pirani, che prevedesse costruzioni alte non più di 24 metri ed al massimo di due piani. Di quel progetto rimane solo questa piccola e suggestiva stradina ....

Ma arriviamo ai gatti. Nathan si assunse l’arduo compito di riordinare le finanze romane, anche allora abbastanza problematiche; al momento di analizzare tutte le voci di bilancio, si accorse che una spesa era rappresentata dalle “frattaglie per gatti”, che servivano al mantenimento della colonia felina* del Campidoglio. Quei gatti, considerati quasi degli impiegati comunali, erano incaricati di cacciare i topi che mangiucchiavano i documenti negli archivi e negli uffici del Campidoglio. Il Sindaco dichiarò che il Comune non poteva più permettersi di sfamarli con la trippa, un piatto tipico romano, e cancellò la voce dal bilancio. Con quale motivazione? Disse che i gatti avrebbero dovuto cibarsi con le prede catturate e, se non trovavano più topi, sarebbe stata inutile la loro presenza. E così, su un documento ufficiale, qualcuno scrisse l’espressione “Nun c’è trippa pe’ gatti”, divenuta poi famosissima e citata per significare che non c’è alcuna possibilità di ottenere qualcosa.

Nathan era sicuramente progressista e rigoroso, ma ai gattari dispiacerà leggere che i micetti romani sono stati lasciati senza cibo.....a parte qualche topino.

 *a Roma le colonie feline sono vere e proprie istituzioni

 

Fonti

www.siviaggia.it

www.supereva.it

Wikipedia

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