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Per i Capitolini non è necessario uscire dalla città per passare una piacevole giornata al lago, senza nulla togliere alla bellezza dei laghi vulcanici dei Castelli Romani. Basta andare a passeggiare sulle rive del  lago Sandro Pertini, che si si trova tra il Pigneto, il Prenestino e Casalbertone, all’interno del Parco delle Energie; è anche conosciuto come lago ex-Snia (è il nome della Società proprietaria degli immobili prospicenti il bacino). Il lago è aperto tutti i giorni per le visite, anche guidate.

Il bacino si è originato per un fortunoso incidente. Ma facciamo un passo indietro. La Società Cisa Viscosa aprì in quella zona, nel 1923, un grosso complesso industriale, esteso circa mq. 120.000; nei seguenti 50 anni vi impiegò fino a 2.500 operai, addetti alla produzione di rayon, una seta artificiale, allora molto di moda. Poi, però, nel 1954, la fabbrica chiuse definitivamente. Dopo varie vicende burocratiche e passaggi di proprietà (anche alla Snia Viscosa, da cui il nome), gli immobili furono liquidati e l’intera zona  fu acquistata per costruirci sopra un centro commerciale.

Nel 1992, durante i lavori dei parcheggi interrati, le ruspe hanno intercettato un’abbondante falda idrica, e non di un’acqua qualunque: quella dell'Acqua Vergine, pulita ed organolettica. Lo scavo si è riempito in breve tempo e tutti i tentativi di interrarlo e di continuare i lavori sono falliti, anche perché un indomito comitato cittadino si è posto da subito a difesa del neonato laghetto.

Sorvoliamo sui vari ed annosi contenziosi giudiziari che ne sono derivati; nel frattempo i manufatti che, col passare del tempo versavano sempre più in stato di abbandono, hanno iniziato a configurare un particolare tipo di archeologia industriale, non priva di un certo fascino. Questo anche perché i 14 ettari del vecchio complesso, nel frattempo, sono stati colonizzati da una folta vegetazione, alimentata anche dalle acque del fosso della Marranella (un fiumiciattolo che si origina dai vulcani laziali e finisce nell'Aniene).

Il risultato è stato che l'abbandono forzato dell'area e l’apporto della falda idrica hanno favorito una spettacolare rinascita naturalistica della zona (pur essendo ancora presenti gli scheletri di cemento): il lago ora ha un perimetro di m. 500, una superficie di mq. 10.000 ed una profondità di m. 10. Tutto intorno si contano 180 specie di piante, come lecci, canne, allori, pioppi, platani, olmi e fichi selvatici, e 50 di uccelli, quali martin pescatori, cormorani, germani reali, gallinelle d’acqua, ranocchie, picchi rossi, pettirossi, fringuelli, verdoni, verzellini, capinere e gabbiani reali. Insomma, un vero ecosistema da preservare, con una propria catena alimentare........a 6 kilometri dal Centro storico.

Anche le Autorità ci stanno lavorando; attualmente si attende il riconoscimento del lago come "monumento naturale" (la cosa va de plano, poichè il lago è alimentato naturalmente da una falda acquifera); dopo, si provvederà alla sua demanializzazione. Ma intanto sono sempre numerosi i Romani che affollano le sue rive, passeggiando o assistendo a feste, giochi e spettacoli.


FONTI
 

http://grelazio.blogspot.com

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